Governo al lavoro

07 settembre 2018

Quali saranno le novità introdotte dal Documento di Economia e Finanza che sta per essere emanato dal governo?

E’ questo l’interrogativo posto sulla nuova copertina di Left, la rivista settimanale edita da Matteo Fago e diretta da Simona Maggiorelli, in edicola dal 7 al 13 agosto.

Roma, 7 settembre 2018 - I dati Istat, riportati da Il Sole 24 Ore, sono eloquenti e tratteggiano uno scenario economico tutt’altro che rassicurante. Gli occupati sono infatti diminuiti dello 0,1% (-28mila unità) rispetto a giugno, mese in cui si era già stato registrato un calo di 41mila unità, così come i dipendenti che godono di un contratto stabile (-44mila unità); i soli numeri positivi riguardano le categorie dei lavoratori a termine e gli inattivi, che in un solo mese sono aumentati di 89mila unità.

Per cercare di frenare questo quadro dalle tinte drammatiche, il governo giallonero – nato dall’unione tra Lega e Movimento 5 Stelle – è chiamato a completare entro il 27 settembre una nota di aggiornamento del Def, il Documento di Economia e Finanza, attraverso il quale dovranno essere fornite risposte concrete alle vere urgenze del Paese: disoccupazione, emigrazione di italiani all’estero, caporalato, povertà sempre crescente ed un’economia stagnante che non sembra in grado di rimettersi in moto.

L’Italia, tra le nazioni che compongono il G7, è infatti la sola ad aver registrato secondo l’Ocse un rallentamento della crescita nel secondo trimestre dell’anno.

Da un lato è cosa già nota che non ci saranno “investimenti pubblici per la creazione di posti di lavoro, né ammortizzatori sociali adeguati alla crisi che non è finita, né la flessibilità annullata dalla Fornero o un piano di assunzioni straordinarie nella pubblica amministrazione”, spiega la segretaria confederale della Cgil, Gianna Fracassi; dall’altro emergono promesse e misure annunciate che destano più di una perplessità sotto il profilo di costi e coperture.

Stando alle prime indiscrezioni la clausola di salvaguardia non sarà fatta scattare nemmeno nel 2018, posticipando così l’aumento dell’Iva previsto per garantire una diminuzione del deficit del Pil nel 2019 ed il pareggio di bilancio concordato con l’Ue per il 2020.

Per riuscirci, tuttavia, occorrerebbe trovare una copertura di 12,4 miliardi di euro – una cifra non indifferente – alla quale si somma il problema delle spese indifferibili che porterebbero verosimilmente ad una bocciatura da parte di Bruxelles.

Un’altra delle chiavi di volta è l’introduzione della Flat tax, da sempre fortemente voluta dalla Lega, che ambisce ad estendere un regime forfettario fisso del 15% a ricavi e compensi fino a 100mila euro per imprese e professionisti.

Anche in questo caso il conto è molto salato: si parla di oltre 3,5 miliardi di euro da trovare per il sostenimento finanziario della Flat tax, a meno di considerare uno sforamento di deficit pari al 2,9%.

Non meno controversa è l’annunciata revisione della legge pensionistica Fornero, che dovrebbe essere sostituita dalla cosiddetta “quota 100”, rappresentata dalla combinazione tra anni di età (il cui minimo probabile sarà di 64 anni) e contributi versati.

In questo caso il costo stimato dal governo è di 5 miliardi, ma secondo gli esperti potrebbe lievitare fino quasi a raddoppiarsi, senza contare il dilemma di chi ha cominciato a lavorare dal 1978 fino agli albori 1996, l’anno della riforma Dini: per loro si aprirà la strada del regime contributivo, con la conseguenza di una pensione decisamente meno corposa e consistente.

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