Il tramonto della verità

14 settembre 2018

Left, settimanale edito da Matteo Fago e diretto da Simona Maggiorelli, dedica alla tematica della post-verità la copertina del nuovo numero della rivista, in edicola dal 14 al 20 settembre con il titolo “#Notinmyname”.

Roma, 14 settembre 2018 "Scopri l'immagine simbolicamente potente e eloquente di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, che si affaccia dalla finestra salutando un corteo di sostenitori.

Il neologismo indica infatti una circostanza in cui l’oggettività dei fatti viene meno, diventando secondaria fino a scomparire del tutto.

Mentre questo concetto si affacciava per le prime volte sulle colonne dei quotidiani, dei periodici, delle trasmissioni radio-televisive chiamate a commentare l’elezione di Donald Trump durante le presidenziali Usa e il voto che ha siglato la Brexit nel Regno Unito, oggi la post-verità è al contrario un fattore acquisito e che, con le sue dinamiche specifiche, è divenuto parte integrante del dibattito politico anche all’interno del nostro Paese – al punto da influenzare in maniera pericolosa le opinioni diffuse.

E’ questo quanto emerge dall’imponente studio citato da Left, “Il pericolo della percezioni”, che ha richiesto oltre 5 anni di lavoro in 13 nazioni e ha gettato luce sui meccanismi che portano a visioni alterate capaci di influenzare in modo estremamente significativo la vita di tutti.

La post-verità, infatti, è ben distante dall’essere una semplice menzogna.

Al contrario, essa è creata da un linguaggio la cui finalità è quella di manipolare i media in maniera sempre più sottile, e conseguentemente anche i cittadini che si informano tramite essi.

Non è un caso che dietro a molti dei fraintendimenti e dati falsi che animano il dibattito pubblico ci sia la sua impronta.

Come riporta Leonardo Filippi su Left - citando lo studio firmato dal direttore della sezione inglese dell’Istituto Ipsos, Bobby Duffy - gli italiani sono in cima al podio di coloro che hanno la percezione dell’ambiente sociale più distante dalla realtà oggettiva dei fatti.

Le tematiche sulle quali la post-verità agisce con più precisione coincidono in maniera perfetta con quelle cavalcate dagli appelli politici, poiché sempre più spesso sono confezionati su misura attorno al pensiero generale grazie ad algoritmi sofisticati, in grado di monitorare senza sosta gli umori prevalenti nelle “fan base” dei partiti e fornire indicazioni precisissime agli spin doctor che ne curano la comunicazione.

Tra le false credenze che vengono propinate ai cittadini su base quotidiani, le più consistenti riguardano le sempre calde convinzioni circa immigrazione ed emergenza sicurezza: “Quanti sono i musulmani residenti in Italia? Il venti per cento degli abitanti, è la risposta media degli italiani. Ma il dato reale è 3,7%, sei volte meno. E su cento ospiti delle prigioni italiane, quanti sono gli stranieri? Quarantotto, si è soliti soliti credere. Cioè ben quattordici persone in più rispetto alla realtà”.

Il fine ultimo della continua manipolazione delle notizie, alla quale siamo giocoforza sottoposti, è quello di minare e paralizzare la capacità critica delle persone mettendo in atto un meccanismo di propaganda la cui efficacia è tanto straordinaria quanto ambigua per chi la subisce: il rischio, e lo dimostra l’eterna epopea delle fake news, è quello di ritrovarsi cittadini di un mondo in cui la verità ha cessato di esistere.

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