Pessimo stato

24 agosto 2018

Il crollo dell’Italia al tempo delle privatizzazioni pubbliche

Roma, 24 agosto 2018 - Left, settimanale edito da Matteo Fago e diretto da Simona Maggiorelli, dedica alla tematica delle privatizzazioni statali la copertina del nuovo numero della rivista, in edicola dal 24 al 30 agosto con il titolo “Pessimo Stato”.

La tragedia del viadotto Morandi di Genova, con le 43 vite innocenti rapite dal crollo, ha sollevato il velo sulle autentiche emergenze legate alla sicurezza del nostro Paese, rappresentando non soltanto un lutto universale ma anche un evento particolarmente simbolico: una città spezzata in due, così come la nazione.

Come ricorda Paolo Berdini, che con “La grande bugia” firma il pezzo legato alla storia di copertina, per decenni siamo stati testimoni – tanto da destra quanto da sinistra – del mantra condiviso per cui la gestione affidata al settore pubblico coincide con sprechi e inefficienze, mentre il privato è sinonimo di virtuosismo e di incontestabili garanzie.

A partire dagli anni Ottanta, sotto la spinta dei governi di centrosinistra guidati da Prodi – D’Alema – Amato, cominciano le privatizzazioni in Italia di alcuni dei gioielli strategici per eccellenza e prestigio: si comincia con l’Iri, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale, passando per Ferrovie dello Stato che diventa una società per azioni nel 1992, fino ai casi molto discussi e controversi di Telecom e Autostrade per l’Italia.

Sulla base delle concessioni stipulate con lo Stato, sussiste l’obbligo da parte del privato a cui viene affidata la gestione di effettuare manutenzioni programmate e sistematiche così da garantire – almeno sulla carta – un livello di efficienza il più alto possibile.

E’ questo il caso di Autostrade per l’Italia, che in seguito a privatizzazione gestisce oltre la metà dell’intera rete italiana, e il cui bilancio stabilisce che degli oltre 3 miliardi di introiti per pedaggi almeno un terzo della somma – circa un miliardo – venisse destinato alla manutenzione.

Una cifra annua probabilmente insufficiente per garantire la piena sicurezza dei viaggiatori, considerati i 3mila chilometri di autostrada da gestire e le ristrutturazioni strutturali che richiederebbero un gran numero delle opere oggi in uso e concepite in anni lontani.

E’ questo l’inganno neoliberista delle privatizzazioni dei beni pubblici, che in oltre 30 anni di propaganda ha radicato l’idea che con le politiche tariffarie affidate ai privati la risoluzione dei problemi gestionali sarebbe stata a portata di mano; il comparto dell’acqua ne è uno degli esempi più eclatanti e conosciuti.

Contro un’ideologia così aggressiva, bisognerebbe ricorrere all’utilizzo della fiscalità generale e collettiva, ritornando al contempo ad una programmazione pubblica su larga scala, che sia in grado di garantire vedute a lungo termine e di ampio respiro e che coinvolga un ripensamento delle politiche di bilancio dello Stato, ma non solo.

Oltre alla prevenzione e ad un controllo pubblico che garantisca il diritto all’incolumità dei suoi cittadini, la logica neoliberista si combatte anche e soprattutto ripartendo dall’istruzione e dalla conoscenza.

Il nuovo “decreto dignità” emanato dal Governo guidato dall’esecutivo Lega – Movimento 5 Stelle, nei suoi punti riguardanti il settore scolastico, non presenta alcuna rottura strutturale con l’intero sistema instaurato dai precedenti governi Renzi e Gentiloni.

La formazione imposta ai ragazzi rimane profondamente finalizzata al mondo del lavoro, così come permane il nodo dei fondi alle scuole paritarie private, mentre nessuno dei punti oscuri circa il reclutamento del personale viene chiarito – ad eccezione dell’abolizione del comma 131 della legge 107 che aveva introdotto il limite dei 36 mesi per le supplenze di docenti e impiegati Ata.

La Cgil, pur sostenendo che il decreto dignità sia “un provvedimento che va nella giusta direzione”, dichiara che “la vera emergenza è riconoscere quanti sono i posti che effettivamente servono alla scuola italiana, che sono molti di più del cosiddetto organico di diritto. Occorre quindi una grande stabilizzazione per mettere in sicurezza l’anno scolastico quando si avvia”.

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