La mela proibita

26 dicembre 2018

La rivista edita da Matteo Fago e diretta da Riccardo Quintili, sarà in edicola con il nuovo numero di gennaio per indagare sulla qualità delle mele comunemente vendute in Italia.  Sotto analisi 22 “rosse” a caccia di pesticidi, metalli pesanti e tossine.

Con la copertina dal titolo “La mela proibita”, proseguono le inchieste del mensile Il Salvagente, la prima pubblicazione interamente dedicata all’informazione e alla tutela dei diritti dei consumatori, che ha inviato in laboratorio 22 campioni di mele comprati nei supermercati più famosi.

Le loro proprietà benefiche sono notorie e risapute, addirittura proverbiali secondo il detto popolare che le indica come cibo in grado di allontanare le visite dal medico, ma si tratta allo stesso tempo di un frutto tra i più delicati in assoluto.

Soggette agli assalti di parassiti e funghi, le mele necessitano infatti di numerosi trattamenti con sostanze chimiche durante tutto il tempo del loro ciclo produttivo.

In che modo questo processo può arrivare ad intaccare e modificare la pulizia qualitativa del prodotto finale una volta in tavola?

Per scoprirlo, Il Salvagente ha deciso di analizzare 22 campioni di diverse marche di mele, acquistate tra supermercati comuni, discount, negozi bio e persino in un fast food.

Sotto la lente d’ingrandimento sono finiti Coop, Conad, Esselunga, Lidl, Carrefour, Eurospin, Pam&Panorama, Todis, Simply, Castoro, Almaverde Bio Market, Naturasì e McDonald’s.

Fatta eccezione per il celebre fast food statunitense, che serve la mela ai clienti sotto forma di snack a fette in bustina e non ha indicato la tipologia sull’etichetta, tutti i campioni sono stati analizzati in quanto esemplari interi e appartenenti alle più diffuse varietà reperibili sul mercato: Gala, Stark (red) delicious, Pink lady, Kanzi.

Per effettuare i test oggettivi e indipendenti è stata presa in considerazione la presenza di residui derivanti da diverse sostanze nocive, come metalli pesanti, rame, pesticidi e patulina per citarne alcuni.

Il risultato complessivo è di ben 14 pesticidi rinvenuti sulle bucce delle mele, con un esemplare (mela stark acquistata da Todis) che ne ha raccolti addirittura cinque differenti.

Va sottolineato che in nessuno dei casi presi in esame sono stati superati i limiti massimi previsti dalla legge, ma la quantità di molecole presenti obbliga tuttavia il consumatore ad una certa attenzione: come dimostrato da molti studi scientifici, l’effetto moltiplicatore della sommatoria multiresiduo è un rischio tangibile e concreto.

Attraverso le analisi effettuate dal Salvagente è inoltre stata confermata la maggior qualità fornita dal biologico, che non ha mai mostrato residui di pesticidi, mentre nel caso del marchio di garanzia Igp i risultati non sono stati rilevanti: le mele a indicazione geografica protetta si sono piazzate soltanto a metà classifica.

Le mele migliori, totalmente prive di pesticidi e con concentrazioni di piombo e rame nei valori di legge, sono risultate essere le varietà “Gala Bio Canova” acquistate da Almaverde Bio Market, “Stark Biosudtirol” di Naturasì, “Red Delicious Bio” comprata da Pam&Panorama e le “Rosse Bio Gala Bioorganic” provenienti da Lidl.

Tra quelle che hanno fatto registrare almeno due pesticidi, occupando così la parte bassa della classifica stilata dal Salvagente in seguito ai propri test, troviamo le mele “Pink Lady” dei supermercati Il Castoro, le “Stark Naturama” di Esselunga, le “Stark Melinda” di Todis (cinque pesticidi presenti), le “Cripps Pink Pink Lady” di Carrefour e le “Red Delicious Percorso Qualità” acquistate presso gli ipermercati Conad.

Gli effetti per la salute possono essere i più svariati.

Sebbene nessuna delle analisi effettuate abbiano delineato uno scenario allarmante, i rischi derivanti dall’assunzione ripetuta di sostanze tossiche a basse dosi non è da sottovalutare, come nel caso del piombo (comune a tutte e 22 le mele e che può comportare problemi cardiovascolari) o dei vari insetticidi utilizzati durante il ciclo produttivo.

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