Ricerca KPI: lavoratori italiani tra dimissioni, stress e poco welfare aziendale

29 marzo 2023

Great Resignation e quiet quitting sono due dei concetti chiave attraverso i quali, in futuro, sarà possibile riassumere le tendenze lavorative degli anni immediatamente successivi alla pandemia.

Dal 2020 in poi, infatti, a farla da padrona sono stati i fenomeni di dimissioni di massa che hanno coinvolto – se pur con percentuali differenti – tutti i Paesi del mondo.
Anche l’Italia non fa eccezione.

Dimissioni volontarie, i dati del fenomeno in Italia

Secondo una rilevazione del Ministero del Lavoro, le dimissioni volontarie hanno toccato quota 1 milione e 666mila soltanto nel 2021, e l’esodo professionale è poi proseguito nel 2022, con un ulteriore aumento del 22% rispetto all’anno precedente. 
E nonostante i dati ISTAT del 2023 mostrino un aumento dello 0.1% nel tasso occupazionale, si registra anche un aumento delle persone in cerca di lavoro, con una concentrazione maggiore tra donne e under 50.

Dimissioni volontarie, la ricerca di 4 M.A.N. Consulting del Dr. Roberto Castaldo

A confermarlo è anche una recente ricerca svolta da KPI - Centro Studi Performance della società 4 M.A.N. Consulting, fondata dal dr. Roberto Castaldo.
L’istituto, gestito dal Performance Management Specialist, ha indirizzato il proprio sondaggio a un campione di 1435 dipendenti under 35, attivi in aziende private in Italia, e i cui risultati hanno messo in luce problematiche strutturali e che richiedono un cambio di paradigma.

Castaldo, che per il secondo anno consecutivo è stato inserito (unico italiano) nella prestigiosa classifica Global Gurus Top 30 per la sezione Time Management, spiega che “la ricerca ha evidenziato come percentualmente, nell’ampio campione intervistato, il 72% degli impiegati siano uomini e soltanto il 28% donne.
Dati ancora più sorprendenti, il 78% di loro sta pensando di dimettersi e il 65% ha già cambiato lavoro nell'arco dell’ultimo anno”.

Dimissioni volontarie, quali sono le cause?


Promotore di un lavoro sempre più a matrice umanistica, in cui il ruolo della persona è messo al centro delle dinamiche aziendali, l’autore del bestseller “Time management sistema 21” precisa come “le maggiori cause di stress, il cui ruolo è assolutamente centrale nella volontà di dare le dimissioni, sono da ricercarsi per il 32% nella mancanza di tempo libero o per formarsi, per il 21% nelle poche prospettive di carriera e crescita, per il 20% in un salario non adeguato alla propria preparazione, per il 15% in un cattivo o nullo rapporto con il capo e, per il 12%, nello scarso engagement in azienda”.

Dimissioni volontarie, un problema per le PMI

Quella della scarsa realizzazione personale e professionale in azienda, appare inoltre come una problematica che tocca da vicino le PMI, uno dei fiori all’occhiello del tessuto imprenditoriale italiano.

Il 67% degli intervistati da KPI - Centro Studi Performance è infatti impiegato in aziende familiari o piccole aziende, mentre solo il 17% in aziende corporate e il 16% nella pubblica amministrazione.

Dimissioni volontarie, quando le aziende non investono in formazione onboarding e time management


“Un altro fattore che contribuisce al clima di sfiducia e insoddisfazione è quello di una pressoché totale assenza di iniziative a favore del dipendente, proprio ora che ce ne sarebbe più bisogno. 
Il 98% del nostro campione afferma di non aver mai ricevuto in azienda formazione onboarding (dall’assunzione ai primi tre mesi) sui valori aziendali e sull’importanza del time management, due risorse che occorrerebbe riportare su un terreno pratico: entrambe concorrono attivamente al benessere del dipendente.
Se a ciò si somma un 100% di intervistati che è soggetto a programmi di welfare dedicati, con l’obiettivo di migliorare il work - life balance, è facile comprendere quali siano gli errori principali che le aziende commettono nel contrastare un fenomeno, quello delle dimissioni di massa, che assume proporzioni sempre maggiori. 

Investire non solo sulle nuove tecnologie, ma anche sul performance management 

L’intelligenza artificiale, il Web 3.0 e il Metaverso, solo per citarne alcuni, sono innovazioni tecnologiche certamente fondamentali, ma le imprese devono sempre ricordarsi che, per garantire continuità lavorativa nella stessa azienda, occorre investire sulla persona.
I sistemi avanzati di performance management, ad esempio, impattano positivamente sul benessere diffuso, creano ambienti di apprendimento positivi e, non ultimo, influiscono sulla crescita sia personale sia economica.
Una situazione da cui tutti, impresa e dipendenti, traggono grande beneficio”, conclude il CEO di 4 M.A.N. Consulting, impresa che opera nel campo del miglioramento della performance per aziende, professionisti e persone, grazie a una forte expertise accademica. 

Su Roberto Castaldo


Napoletano, classe 1978, Roberto Castaldo è uno degli esperti più apprezzati in Performance Management e CEO di 4 M.A.N. Consulting, impresa che opera nel campo del miglioramento della performance per aziende, professionisti e persone.
È tra i leader internazionali (unico italiano) della classifica stilata da Global Gurus, uno dei più autorevoli organi di ricerca in materia di speaker, pensatori e leader. 
È anche uno dei massimi esperti al mondo di gestione del tempo, incluso nella classifica “Top 30“, dove ha raggiunto la ventesima posizione nella categoria “Time Management” 2022.
Castaldo è anche autore del libro bestseller “Time management sistema 21”.
Ex atleta di basket, oggi è allenatore e consulente di numerose società sportive sul territorio nazionale.


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